Il VIC-20, primo vero personal computer per le "masse". Monta come CPU il Motorola della famiglia 65xx (6502), 8bit, possibilità di collegare il famoso registratore/lettore di cassette (audio) per memorizzare dati e programmi ed è fornita anche di una porta di espansione, dove possono essere inserite sia ROM contenenti programmi (giochi) sia RAM per espandere la memoria, che può arrivare ad un massimo di 32KByte. La memomoria disponibile per i programmi dell'utente è pari a 3583 bytes, una calcolatrice moderna ne ha molti di più...
Sicuramente il più famoso e venduto dalla Commodore! Il C-64: qui possiamo trovare due diverse versioni prodotte in anni differenti. Questa è la versione "C", introdotta nel 1986. Con l'introduzione del Commodore 128, in molti pensavano che la produzione del Commodore 64 si sarebbe presto fermata. Invece il Commodore 64, grazie al prezzo ribassato, continuò a vendere molto bene. Nel 1986 venne introdotta una nuova versione del Commodore 64, chiamata Commodore 64C. Il nome in codice del progetto era Commodore 64 CR (Cost Reduction), in quanto si trattava di una versione reingegnerizzata che sarebbe andata ad occupare la fascia bassa del mercato. Il Commodore 64C, chiamato anche C64-II (type 2), era un home computer a 8bit con le specifiche hardware identiche al modello originale del 1982. Le nuove schede madri ospitavano un numero inferiore di chip per svolgere le stesse funzioni e il nuovo processo produttivo HMOS consentiva di dissipare meno calore. L'ultima revisione della scheda madre (ASSY 250469) monta il nuovo processore MOS 8500 (lo stesso del C-128) compatibile con il 6510. La frequenza di clock è di 1 Mhz (mentre sul C-128 poteva operare anche a 2Mhz), realizzato con tecnologia HMOS (High-performance Metal-Oxide-Semiconductor). Tutti i processori usati sul Commodore 64 erano realizzati dalla MOS Technology, società guidata inizialmente da Chuck Peddle e acquisita da Commodore nel 1976. MOS Technology continuò ad operare come la divisione semiconduttori di Commodore, per questo è anche nota come CSG (Commodore Semiconductor Group). Tuttavia Commodore mantenne la denominazione e il logo "MOS" sui processori fino al 1989.
Modello un pò particolare: credo che sia una prima versione a cui è stata sostituita la tastiera (forse perchè danneggiata). La prima versione del Commodore 64 è detta "Silver Label" per via dell'etichetta argentata che contraddistingue questo modello. Il Commodore 64 Silver Label, oltre che per l'importanza storica, è molto ricercato dai collezionisti per la sua rarità. La scheda madre è una "ASSY 250407" che ci fornisce un'informazione importante: una "ASSY 326298" è una prova sicura, poichè prodotta nel 1982, i primi modelli PAL montano una scheda identificata dalla sigla KU14194-HB e anche questi sono sicuramente Silver Label, le schede madri successive, "ASSY 250407", rientrano nel periodo di transizione, verso la metà del 1983. Quindi posso affermare che questo modello in mio possesso è un "primo modello Silver Label" a cui sono state fatte delle riparazioni e/o sostituzioni (tastiera in primis, nella versione originale è nera).
Il Commodore 16 fa parte della serie 264, pensata come linea successiva al Commodore 64. In pratica, si tratta di una versione ridisegnata con soli 16 Kbyte di RAM del Commodore Plus/4, priva degli applicativi su ROM e con un nuovo desing, ispirato al VIC-20 e al C64, anche se di colore nero. Il calcolatore è, chiaramente, incentrato sul chip TED per la gestione della grafica e del sonoro, mentre il processore è un CSG 7501 a 1.75 MHz che consente il bank switching dinamico, ottenendo una disponibilità di RAM di 13Kb a fronte dei 16K di RAM totali, che, tuttavia, per l'accesso alla grafica bit-map si riducono della metà. Il C16 si caratterizza esattamente come il Plus/4: BASIC 3.5, gestione ottimale memoria, ricco set di colori ma graficamente scadente soprattutto per l’assenza degli sprite. Nonostante tutte le limitazioni e l’insuccesso negli USA, il C16 conosce un buon successo nei paesi del nord Europa e anche in Italia.
Amiga è un nome storico, che ha accompagnato intere generazioni di appassionati di informatica. Si tratta di una storia nata nel 1982 che ancora oggi incuriosisce e annovera migliaia di appassionati in tutto il mondo, nonostante i cambiamenti epocali. La storia di Amiga inizia, appunto, nel 1982 quando Jay Miner ed altri tecnici, abbandonano l’Atari per fondare "Hi-Toro" a Santa Clara (USA), finanziata da tre dentisti della Florida con ben 7 milioni di dollari, convinti della forte espansione del mercato delle Console. Inizialmente la società si dedica alla produzione di una serie di accessori per l’intrattenimento, anche se l’ambizione è molto più grande: creare la prima console a 16 bit basa sul Motorola 68000, il più potente processore dell’epoca, dotato di un’architettura mista 16/32 bit. Il mercato è così agguerrito da portare la società a tenere il progetto top-secret, utilizzando, per i componenti, codename che privilegiano l’uso di nomi femminili. Gli ingegneri hanno, inizialmente, molto da dibattere sulle funzionalità di cui dotare la console, come, ad esempio, l’eventualità o meno di aggiungere la possibilità di espansione per la memoria. Alla fine viene deciso di creare un vero e proprio microcomputer invece di una console, dotato di caratteristiche avanzate ed innovative. La scelta è sicuramente condizionata da Jay Miner che ha un peso particolare all’interno del team essendo responsabile del blitter per HAM (Hod And Modify), responsabile della grafica dei primi Amiga. Nel 1983 l'azienda cambia nome e diventa Amiga Inc. Tutto da definire il discorso relativo al sistema operativo, condizionato dalla complessa architettura del sistema basata sui tre chip-custom di supporto al Motorola 68000: Agnus (generatore di indirizzi), Daphne, poi ribattezzato Denise (adattatore video), e Paula (audio e porte). Nel Gennaio del 1984 i fondi iniziano a scarseggiare e Amiga si presenta al Consumer Electronic Show (CES) di Las Vegas, alla ricerca di nuovi finanziatori per garantire la propria sopravvivenza. La società mostra al mondo Boing (oggi logo di Amiga), la prima demo su Amiga. Si trattava di una sfera, con la superficie coperta di rettangoli bianchi e rossi, che rimbalzava in tempo reale producendo effetti sonori in base all'attrito sulle pareti virtuali. Il pubblico del CES, nonostante il sistema ancora incompleto, rimane sbalordito dalle funzionalità multimediali mostrate. Persino Steve Jobs si disse impressionato! In gravi difficoltà finanziarie, furono contattate altre aziende del settore per entrare a far parte del progetto: Apple, Atari, Commodore, Hewlett Packard, Silicon Graphics e Sony, ma inizialmente solo Atari rispose all’invito proponendo una sorta di prestito di mezzo milione di dollari in cambio dei progetti dei tre chip custom. Iniziano così una serie di trattative tra le due società. E’ allora che, a sorpresa, Commodore irrompe sulla scena mettendo sul piatto 27 milioni di dollari, accompagnati dalla storica frase: "How about being part of our Gang?". Frase che, in realtà, non à mai stata confermata ed ha acquisito nel tempo un fascino mistico. Ovviamente non c’è più trattativa che tenga e Amiga nel 1984 entra nella sfera Commodore, mentre Atari querela il nuovo proprietario per concorrenza sleale.
Dopo una prima fase spesa per l’integrazione di Amiga nel gruppo Commodore, si passa alla non facile pianificazione del rilascio del primo Commodore-Amiga “ufficiale”, l’Amiga 1000 (basato sulle ceneri di Lorrain). I nodi da sciogliere sono principalmente due: la realizzazione dell’Amiga DOS (parte di AmigaOS) e, nuovamente, le controversie interne legate alla quantità di memoria da installare nel sistema (dai 512Kb iniziali si passa a 256Kb + uno slot di espansione). Finalmente il 23 Luglio 1985 l'Amiga 1000 viene ufficialmente presentato al Lincon Center di New York, mentre a Settembre dello stesso anno ne viene iniziata la commercializzazione. Si tratta del primo computer ad avere una gestione video standard con più di 16 colori (4096 colori in modalità HAM6 [Hold And Modify]), 4 canali digitali in suono stereo a 8 bit, slot di espansione esterno. Dal lato software il sistema è dotato del Kickstart, caricato da dischetto, che contiene le routine primarie per la gestione e dell’AmigaOS, un sistema operativo multitasking preemptive a 32 Bit ospitato su un singolo floppy. Immancabile, ovviamente, il mouse. Il prezzo di vendita iniziale è di circa 2.000$, assolutamente competitivo se si pensa che il diretto concorrente IBM (PC IBM 286), basato sul modesto PC-DOS ne costa circa 4.000. Subito si crea una schiera di appassionati, tanto che nello stesso anno nasce anche “Amiga World”, la prima rivista interamente dedicata al mondo Amiga.
Sul finire del 1986 le cose, però, cambiano radicalmente grazie all'introduzione di periferiche aggiuntive (hard disk, schede di espansione, Fast RAM, ecc.) che mostrano tutte le potenzialità dell’Amiga 1000, permettendo di utilizzarlo per la prima animazione di computer grafica della storia. Nel 1987 arriva la svolta commerciale con l'introduzione dell' Amiga 500 un nuovo computer (simile all'Atari ST nel design) a basso costo, e con l'Amiga 2000, il primo Amiga dotato di slot di espansione interni e quindi dedicato ad un'utenza più professionale.
Questi nuovi modelli sono un successo senza precedenti. Le software house invertirono il trand precedente: ora si sviluppa prima per Amiga e poi si effettua il porting sul meno performante Atari ST. Nessuno è in grado di reggere la concorrenza Commodore: il mondo PC IBM utilizza il DOS e non ha una GUI matura e performante; persino il Mac è indietro, supportando solo la grafica in bianco e nero e avendo un OS sprovvisto del supporto al multitasking. Inoltre anche le costose schede grafiche di espansione per questi sistemi non possiedono chip in grado di "muovere" blocchi di grafica, demandando il compito alla CPU e facendo calare drasticamente le performance dell’intero sistema. Nel 1989 Amiga raggiunge il massimo del suo splendore. Tutte le più grandi software house ed i più importanti produttori OEM producono applicazioni, giochi e periferiche per l'Amiga. Anche il mitico Commodore 64 esce definitivamente di scena.
Nelle foto della scheda madre dell'Amiga 500 si possono notare i famosi tre co-processori: Paula, Agnus (Fat Agnus) e Denise, oltre alla ROM contenente il Kickstart (nella versione iniziale la 1.3) che non rendeva più necessario inserire prima il suo floppy e poi quello del Workbench (AmigaOS) o di giochi/applicativi (che non necessitavano per forza del Workbench per funzionare). Si nota in primo piano anche la CPU Motorola 68000.
In fondo l'Amiga 500 acceso (notare il led rosso) e il video con Boing! in esecuzione sotto la schermata del Workbench 1.3!
L'Amiga 600 consente, grazie alla main board riprogettata, di avere un'occupazione dello spazio inferiore all'Amiga 500. In più la memoria di base (Chip RAM) viene incrementata e portata a 1Mb. La versione originale di Kickstart su ROM è la "2" (in queste foto si vede l'ultima versione ufficiale disponibile, la "3.1 v40.63"). Ha una porta PCMCIA e un controller IDE integrato che consente di alloggiare all'interno del case un HD da 2,5".